Progetto di Ricerca | 1999
Una vita di Cerino Giuseppe
di Napoleone
opera di Matteo Fraterno | di Rossana Macaluso
Lettura obbligatoria
Cerino Giuseppe Di Napoleone nasce a Napoli alle ore 16:00 del 20 febbraio del 1865. In realtà, il nome completo è Napoleone Gennaro Giuseppe Maria. È figlio dei napoletani Luigi Cerino di Napoleone e di Erminia Iannone uniti in matrimonio il 22 novembre del 1862 a Napoli. Alle 13:30 del 13 marzo 1886 Cerino Giuseppe di Napoleone sposa a Napoli Emilia Marrone con il consenso del padre della sposa. Emilia Marrone nasce il 18 settembre 1864 alle ore 17:00 ed è figlia di Don Luigi Morrone litografo napoletano di anni 33 e di Donna Filomena Bellobona di Napoli di anni 25. Il nome completo di Emilia Morrone mi sembra corretto riportarlo è: Emilia, Anna, Francesca, Paola. Cerino Giuseppe di Napoleone svolge il lavoro di scultore. Emilia Morrone svolge il lavoro di casalinga. Alle ore 1:00 del 30 dicembre 1886 Cerino Giuseppe di Napoleone ed Emilia Morrone diventano genitori di un bambino anche lui Giuseppe il cui nome completo è però Giuseppe Ciro Salvatore Gertrude Vincenzo Luigi. Tre anni dopo e precisamente il 21 gennaio 1889 alle ore 13:00 Giuseppe Di Napoleone ed Emilia hanno un secondo figlio: Vincenzo e chissà quanti altri nomi purtroppo non pervenuti. Nel 1890 Cerino Giuseppe di Napoleone ed Emilia Morrone vivono ancora a Napoli e il loro matrimonio regge. Alle ore non precisate del 15 novembre dello stesso anno nasce Erminia Anna Concetta Maria Paolina Sofia. Per comodità la chiameremo Erminia. Testimoniano la nascita due pittori anch’essi napoletani: Romano Gaetano e Montefusco Vincenzo. Il 2 luglio 1910 il primogenito di cerino Giuseppe di Napoleone di professione stagnino sposa Marano Carolina nata a Rio de Janeiro di anni 20 figlia di Luigi e Iannarone Rosaria. Il regime del matrimonio è la comunione dei beni. I due congiunti avranno un figlio al quale daranno il nome di Cerino Attilio, nato a Nitero (RJ) il 25 luglio 1927. Cerino diventerà giornalista e sposerà a Sao Cristovao (RJ) Ocampo Herminia nata presso lo stato di Mato Grosso il 25 aprile 1942 figlia di Demetrio e di Arrianza Bersabè. Il 22 maggio 1933 il vedovo Cerino Giuseppe di Napoleone muore nella sua casa di via Salita S. Antonio Monti n.17 a Napoli. Emilia Morrone è evidentemente deceduta qualche anno prima.Lettura Facoltativa
Se avrete avuto la tenacia di leggere attraverso la scansione di quindici differenti date l’apparizione e sparizione di circa cinquanta nomi appartenenti miracolosamente ad un numero inferiore di persone allora sarete pronti ad addentrarvi nell’opera dell’artista Matteo Fraterno ovvero il Fascicolo su Cerino Giuseppe di Napoleone. Giugno 1999 Immaginiamo l’artista Matteo Fraterno aggirarsi nell’immensa architettura baroccamente illuminista: 350 metri di lunghezza della facciata, 9 chilometri di sviluppo lineare dei corridoi, oltre 430 stanze distribuite su quattro livelli, muri alti 8 metri, ovvero il Reale Albergo dei Poveri di Napoli. Trova un fascicolo ingiallito che deve aver provocato in lui grande fascinazione forse per la chissà quanto lunga attesa subita prima che qualcuno la raccogliesse. All’interno un documento che rivela che Giuseppe Cerino figlio dello scultore Cerino Giuseppe di Napoleone fu ammesso il 4 maggio 1898 presso il Reale Albergo dei Poveri. Decide di ricostruire il susseguirsi nel tempo e nello spazio di azioni e persone che gravitarono intorno allo scultore Cerino Giuseppe di Napoleone. È un semplice documento ma è più che un documento è una traccia di una vita. E circa la questione se un incontro fortuito possa bastare ad attivare un processo di ricerca occorre riflettere sulla facoltà di leggere le sovraimpressioni che si celano nelle cose e chi meglio di un artista può farlo. Matteo Fraterno ci spiega di ricercare su di uno scultore che non ha lasciato alcuna traccia del proprio lavoro e della propria vita, una ricerca, quindi, sull’assenza di materia da parte di chi ha fatto della materia il senso della propria vita, come può essere, appunto, il caso di uno scultore, cioè di chi la materia la usa e la trasforma (1). Due artisti: Matteo Fraterno consapevole della sua azione artistica contemporanea e Cerino Giuseppe di Napoleone la cui consapevolezza e produzione artistica non ha la possibilità di farsi conoscere perché assente nel presente del primo.La lettura obbligatoria che vi ho sottoposto è una sintesi della sola ricerca documentaria fatta intorno e su Cerino Giuseppe di Napoleone. Oggettivamente potremmo parlare di ricostruzione di una vita e oggettivamente potremmo interrogarci su quanto ciò che riportano i vari documenti archiviati e giunti sino a noi siano poi così interessanti. Siamo portati a credere che il documento archiviato abbia un universale valore di testimonianza un magico potere legato alla riproduzione e conservazione della realtà a tal punto da farmi immaginare con speranza che sarebbe fantastico se un giorno riuscissimo a creare nella nostra mente un archivio distinto in fascicoli si semplicissimi fascicoli banalmente divisi in categorie – emozioni brutte – emozioni belle – amore – rancore. Dimenticavo i fascicoli più importanti – sogno – realtà-. Ma avere a che fare con un archivio ha il grande vantaggio di poterlo creare modificare e distruggere e con esso la possibilità di trasferire la categoria – sogni – e – aspettative – nel grande fascicolo – realtà – viceversa riversare la categoria – ricordi brutti – nell’archivio del – dimenticato per sempre-. Credo che se ci riuscissimo non esisterebbero più neanche le religioni.
Il concetto di ricostruzione attraverso il materiale d’archivio implica più livelli di selezione: la selezione del tema che si intende ricostruire ma anche la selezione del materiale da prendere in considerazione utile allo scopo e infine la selezione che sta alla base di tutto ovvero quella che ha portato ad archiviare alcune informazioni piuttosto che altre. È il grande potere dell’interpretazione che è profondamente vigile in chi archivia e in chi usufruisce dell’archivio a causa della stessa natura della mente umana. Matteo Fraterno si imbatte in un’ambiziosa selezione che possiamo anche chiamare ricerca perché a metà 800 siamo distanti dalle tracce di se lasciate in formato binario, in pixel, in mp3, ma Cerino Giuseppe di Napoleone riesce dal 1865 e da Napoli ad arrivare all’oggi della vostra lettura. Matteo Fraterno comincia la ricerca attraverso i documenti rinvenuti presso il Reale Albergo dei Poveri e finisce con il chiedere a diversi studiosi di arricchire la ricerca applicandovi ciascuno il proprio ambito specifico di competenza. La ricerca intorno alla vita di Cerino Giuseppe di Napoleone infrange quindi la mera ricerca d’archivio per quella motivazione che ci porta a pensare che una vita di qualunque Cerino si parli meriti la più complessa e vasta delle investigazioni e perché no di immaginazioni.
A descrivere l’operazione concettuale fatta da Matteo Fraterno è uno degli studiosi coinvolti Vittorio Marmo docente di Filologia Ibero Romanza presso l’Università l’Orientale di Napoli. Matteo pensa e tende una trappola di arte a questo punto poverissima, “trape art” o arte mastrillo, e convoca alcuni addetti ai lavori, vigili e professori; a sfogare competenze e acquisizioni intorno all’artista fantasma, alla reliquia negromantica assoluta, al dono dello scarto (2).
“Caro Napoleone, ieri mi è successa una cosa veramente strana e insieme straordinaria. Sona andata ad una cena a casa di amici per i quali ho fatto da testimone al giuramento di nozze con un altro ragazzo, un Napoletano. E cosa scopro? Che il promesso sposo, Antonio, e il testimone, Matteo, stanno facendo una ricerca proprio su di te. Matteo ha trovato per caso una cartella che conteneva dei documenti che riguardavano tuo figlio Giuseppe, sai quella brutta storia di quando finì all’Albergo dei poveri a Napoli. Leggendo quella cartella Matteo, che è più ficcanaso dei due, ha scoperto che tu eri “scultore”. Da lì tutta la storia. […] Quello che li ha entusiasmati è proprio che di un artista che lavorava con la materia, che plasmava o scolpiva, ma comunque che toccava materia vera, non è rimasto nulla di materiale, solo parole, documenti scritti, e anche quelli scarsissimi. Ora, però in questo da loro un poco dissento, bisogna anche mettersi d’accordo su che si intende per materia: per me la materia non è solo fisica, è anche mentale e il fatto stesso che tu li abbia “costretti” a cercarli, il fatto che tu gli abbia fatto ritrovare quella cartellina, diciamo che è già un’opera tua, e se vogliamo anche di scultura” (3) .
Tornando alla nostra ricerca attraverso il rinvenimento di una lettera gli studiosi e Matteo Fraterno ipotizzano un viaggio compiuto da Cerino “in America” alla ricerca di maggiore fortuna. Antonio Pezzuto decide di confrontarsi con l’identità meridionale dello scultore. Riflettendoci meglio il cammino intrapreso da Cerino non è forse troppo differente da quello di migliaia di persone. Penso a loro, a Napoleone, a tutti gli emigrati, ai Cerino sparsi nel mondo: a Sauver Cerino, che vive a Tunisi e che lui creca di trovare i luoghi da cui proviene, a Fabrizio e a Natale che vivono ad Aosta, Anna e Maria che si trovano a Trieste, le 121 famiglie Cerino che vivono fra Napoli e la sua provincia, e poi a quelli che sono partiti in navi dai nomi stravaganti. La “Elysia” che il 19 dicembre 1892 con i suoi 805 passeggeri italiani, attraccò davanti alla Statua della “Libertà”, e poi la “Chateau”, la “Gascogne”, la “Iniziativa”, con i loro carichi di bambini, mogli e disoccupati (4).
L’artista relazionale Cesare Pietroiusti studia i volumi di Italians to America. List of Passengers Arriving at US Ports, 1880 – 1899. Dal 201 Varick Street dove ha sede il National Archive di New York compie una importante scoperta.
“Non c’è traccia di Napoleone Cerino, ma … sul sesto volume, ho trovato un Cerino, F-de (che significa che il nome non era molto ben leggibile), arrivato con la nave “Elsya”, proveniente da Napoli e Palermo, età 26 anni (la stessa della moglie), di professore “scultore” e città (o villaggio) di provenienza Salerno. Potrebbe essere lui? Non ci sono molti scultori che arrivarono, ma tantissimi contadini, fattori, muratori, mogli e bambini (molti, sembra, viaggiavano da soli, o almeno senza genitori). È stata una ricerca assolutamente emozionante” (5).
Lettura volontaria
Con il catalogo fra le mani, la tentazione di continuare la ricerca sulle tracce di Napoleone è stata una forte e primaria emozione. Addentrandomi nell’opera ho però compreso che ciascun tassello del puzzle aveva trovato la sua misurata e giusta collocazione. Ciascun contributo aveva infatti permesso di ricostruire la vita di Cerino Giuseppe di Napoleone.
Come sostiene Cesare Pietroiusti in Dispersione/Disseminazione, Conversazione tra Cesare Pietroiusti e Viviana Gravano (7) può succedere che l’artista non si ritrovi nelle parole del curatore che lo ha invitato a realizzare un’opera. È molto probabile che Cerino Giuseppe di Napoleone non sia d’accordo con la sua stessa vita che gli altri hanno ricostruito per lui. Ma questa è la puntata del gioco. E se l’artista Matteo Fraterno non fosse in realtà mai andato presso il Reale Albergo dei Poveri di Napoli?
Il saggio è stato pubblicato in roots§routes, Research On Visual Cultures, ISSN 2039-5426, Anno I, n. 2, aprile-giugno 2011, tema del numero Burning Archives